UNO STORYTELLING MULTIMEDIALE

Un racconto che alterna parole e immagini, spiegazioni e testimonianze orali, immagini e filmati dell’epoca.
Un mosaico di narrazioni e memorie che restituisce la complessità di una città e di un territorio multiculturale segnato, alla metà del secolo scorso, dalla nascita di un confine che ha diviso e, al contempo, ha creato nuove occasioni di apertura e dialogo.
Gorizia, abitata da italiani, sloveni, tedeschi, friulani è sempre stata laboratorio di confronto e convivenza tra culture, lingue ed etnie differenti. Ma è stata anche teatro e punto d’osservazione privilegiata per alcune delle vicende chiave della storia del Novecento. Vicende che hanno segnato profondamente le diverse componenti della popolazione.
Dall’ascesa del fascismo (nella sua declinazione “di confine”, ai tentativi di fascistizzazione e italianizzazione. Dall’invasione italiana della Jugoslavia nel 1941 all’8 settembre.
Dall’arrivo, quasi contemporaneo dei partigiani Jugoslavi e delle truppe anglo americane nel maggio del 1945 alla tragedia delle foibe.
Dalle lotte per l’appartenenza nazionale alla definizione della nuova linea di confine, il 10 febbraio 1947.

  • Le memorie dei testimoni

    La narrazione è costruita a partire da più di 50 video-interviste a cittadini italiani e sloveni che hanno vissuto nell’area di confine nella prima metà del Novecento.

  • Foto dai principali archivi italiani e sloveni

    Le fotografie sono state ritrovate in alcuni dei più importanti archivi storici del territorio: Fototeca dei Musei provinciali di Gorizia, Goriški Muzeji, Pokrajinski Arhiv v Novi Gorici,  Muzej novejše zgodovine Slovenije, Archivio Altran.

  • Foto di famiglia

    Alle foto conservate negli archivi si aggiungono quelle private, di famiglia, raccolte e donate dai testimoni che abbiamo intervistato.

  • Mappe e illustrazioni

    Per raccontare la storia di un confine mobile le mappe sono essenziali. Grazie alle rielaborazioni e illustrazioni di Elena Guglielmotti si cerca di rendere chiare le frequenti riconfigurazioni degli equilibri politici sul territorio.

I CAPITOLI DELLA NOSTRA STORIA

GORIZIA – NOVA GORICA

Come nasce un confine?

“In Piazza Vittoria, quando è venuto il Duce a Gorizia, nel ’38, hanno fatto il raduno.
Tutta la gente si è riunita in Piazza Vittoria, era riordinata per file, diciamo così. Io sono andato anche, avevo sei anni, quando è venuto il Duce.
E gridavamo: “Duce! Duce!”. Si gridava, si era ragazzi e si gridava più che si poteva no? Si aveva entusiasmo quella volta …
E si aveva anche incoscienza da bambini …”.

Emilio M.
Emilio M.

«Perché noi sloveni abbiamo vissuto molte cose brutte sotto il fascismo, già prima della guerra quando bruciavano tutto quel che c’era di libri sloveni, non si doveva parlare in sloveno, da nessuna parte, e ciò era…
era già prima, e poi la persona ce l’ha già nel sangue di ribellarsi, no?
Non potevi parlare sloveno, non potevi… a casa parlavamo in sloveno, ma fuori non si poteva,
dappertutto c’era scritto ‘qui si parla solo italiano’!».

Anamarja M.
Anamarja M.

“Dapprima i tedeschi hanno occupato via Roma, quei palazzi che oggi… non so avevano gli uffici dentro,
là sono arrivati i tedeschi. I goriziani erano tutti impauriti, si diceva:
‘ci sono i tedeschi cosa succederà?’.
Ho lasciato a metà il lavoro in negozio e sono andata a casa. Hanno detto che i tedeschi sono già qui vicino a
Solkan (Salcano) e che non lasceranno più andare a casa, invece non è stato così…”.

Aba B.
Aba B.

«A qualcuno hanno tagliato proprio a metà la proprietà. Hanno tagliato a metà il cortile,
in via Rafut. La stalla ce l’avevano in Jugoslavia
e la casa in Italia.
I proprietari han detto: ‘Ma no!’…
Ma i soldati francesi: ‘E no! Di qua deve passare!’: erano intransigenti!
Perché gli italiani cercavano sempre di andare un po’ più in là… di spostar la linea. Ma sì! Almeno per accontentare più o meno
tutti quelli che erano sul confine, perché di là passava il confine…»

Emilio M.
Emilio M.

QUALCHE IMMAGINE