ITALIANIZZAZIONE/FASCISTIZZAZIONE

L’ascesa al potere del fascismo segna un nuovo punto di frattura nella comunità goriziana.
Le misure volte all’italianizzazione e fascistizzazione forzata delle terre di confine diventano, col passare degli anni, sempre più stringenti.
Il regime intende sradicare ogni segno dell’identità slovena dal territorio e dalle persone e, al contempo, mira a rendere tutti i cittadini dei «buoni italiani» e «buoni fascisti».
Per una parte dei goriziani significa rinunciare alle proprie origini, alle proprie tradizioni, alla lingua materna e sentirsi comunque diversi, esclusi, rifiutati.

  • LA RIFORMA GENTILE

    1923 | La riforma Gentile impone l’italianizzazione delle scuole. L’italiano diventa l’unica lingua d’insegnamento in tutte le scuole del Regno. Gli insegnati sloveni vengono licenziati o trasferiti; gli studenti sono obbligati a parlare solo in italiano. Per chi non si adegua le pene sono severe ed umilianti.

  • ITALIANIZZAZIONE DEI COGNOMI

    7 aprile 1927 | Approvazione del decreto per l’italianizzazione dei cognomi.

  • DIVIETO DI USO DELLO SLOVENO

    Progressivamente viene introdotto il divieto di utilizzo della lingua slovena nei tribunali e nei pubblici uffici. E poi anche nelle fabbriche, nelle ditte private, nelle trattorie e nei negozi.

E poi, nel ’22, è venuto il fascismo. Il 28 ottobre naturalmente.
Il sabato, bisognava andare a questi incontri… il ‘sabato fascista’ come era chiamato. Io avevo molta voglia di fare ginnastica, e quindi mi piaceva. Eravamo tutte prese da questa iniziativa fascista che ci faceva amare questa idea di essere bravi, di essere gli italiani più importanti, eccetera. Naturalmente eravamo tutte piccole italiane, poi giovani italiane e infine giovani fasciste

BRUNA C.

Anche noi giovani siamo stati un po’ plagiati. Ci piaceva mettere la divisa delle piccole italiane, fare le adunate… ci sentivamo grandi con questa bella divisa bianca e nera. Era un divertimento, era un passatempo. Poi, piano piano, crescendo, non c’era più niente, nessun divertimento, non si poteva andare da nessuna parte…

JOLANDA S.

Io son nata nel 28. Io ho fatto tutte le scuole italiane.
Perché non si doveva parlare sloveno fuori casa. Perché ovunque andavi c’era scritto: ‘Qui si parla solo italiano’, in tutti i negozi, bar, osterie, posti di commercio. Ovunque dovevi parlare solo l’italiano. E a scuola ti chiedevano se parlavi l’italiano a casa. Io rispondevo di sì, che parlo l’italiano, perché la mamma e il papà già prima mi avevano detto: ‘Non devi dire che a casa parli lo sloveno’. Mia mamma e mia nonna l’italiano non lo sapevano perché sono nate sotto l’Austria

VILMA B.

Un trauma per gli sloveni di Gorizia

L’assalto al Trgovski Dom

Era una bella domenica fulgida di sole.
Ad un tratto ecco sopraggiungere una folta schiera
di giovani fascisti in camicia nera, con i manganelli e un nero gagliardetto con su trapunto il motto ‘me ne frego’, cantando, scomposti e violenti, canzoni d’assalto e lanciando minacce contro gli sloveni. Irruppero nel Trgovski dom: le quinte del teatro, i mobili del guardaroba, libri, fascicoli, suppellettili, tutto fu scagliato dalle finestre nel cortile. Il mucchio venne cosparso di benzina e incendiato.
Una grossa colonna di fumo nero si levò verso il cielo
terso. Attorno al rogo che ardeva guizzante i fascisti si misero a ballare,
sbraitando come diavoli neri.
Gli sloveni guardavano con un’ira repressa.
I pompieri, arrampicatisi con la loro lunga scala fino in alto sulla
facciata, rimossero la scritta ‘Trgovski dom’ e scarabocchiarono al suo posto, a lettere cubitali, ‘Viva l’Italia!’.

FRANCE BEVK

Loiže Bratuz

27 dicembre 1936 /
Nel sobborgo di Podgora un gruppo di fascisti rapisce Lojze Bratuž, compositore sloveno, supervisore dei cori di chiesa del goriziano. Bratuž viene portato in un vicino edificio dove subisce un brutale pestaggio e viene costretto a bere olio di ricino miscelato con olio di motore. A seguito dell’aggressione muore, all’età di 35 anni, dopo mesi di sofferenze. Il giorno prima della morte i suoi sostenitori, riuniti sotto la finestra dell’ospedale, cantano una canzone slovena da lui arrangiata e fuggono prima di venire arrestati.
Nei giorni seguenti andranno in cimitero, alla spicciolata, portando mazzi di garofani rossi nascosti in carta di giornale.

Il Parco della Rimembranza

Parco della Rimembranza | Tempietto in onore dei volontari italiani caduti nella prima guerra mondiale. 1936
Il monumento verrà distrutto dai collaborazionisti sloveni dei nazisti nel 1944.
Si deciderà di non ricostruirlo, lasciando le macerie come simbolo, degli scontri tra le diverse componenti politiche e nazionali.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

L’entrata in guerra

Lo scoppio della guerra… mi ricordo… c’era una festa in piazza Vittoria. “La guerra! La guerra!”. Specie gli studenti correvano tutti allegri. Dopo, siccome erano richiamati… era un disastro. Si era entusiasti, sì, perché il regime in se stesso invogliava ad entusiasmarsi… Però qua, quando si son visti i primi morti… Perché erano giovani, e magari il primo periodo venivano mandati in Africa, non come volontari, ma come chiamati alle armi

EMILIO M.

L’OCCUPAZIONE DELLA JUGOSLAVIA

Il 6 aprile del 1941 le truppe tedesche, italiane e ungheresi invadono il Regno di Jugoslavia, lo conquistano e se lo spartiscono. Inizia il periodo di occupazione nazi-fascista, una fase segnata da persecuzioni, violenze, deportazioni. Le truppe di occupazione istituiscono campi di concentramento e praticano una politica feroce di repressione del dissenso.

Il 26 aprile 1941 nasce il Fronte di Liberazione del Popolo Sloveno – Osvobodilna fronta slovenskega naroda.
Un movimento di resistenza al nazifascismo, politicamente plurale, in cui prevalgono, inizialmente, i comunisti e i cristiano-sociali. 
Inizia così, con due anni di anticipo rispetto all’Italia, la storia della Resistenza jugoslava, guidata da Josip Broz detto Tito, le cui formazioni avranno un ruolo decisivo anche nelle vicende belliche e post belliche di Gorizia.