(In)visible people è un progetto dedicato alla narrazione delle migrazioni, attraverso i linguaggi del teatro, del video, della pittura e della musica.

(In)visible people è il punto d’incontro di una serie di realtà ed esperienze che hanno indagato la condizione dei migranti e richiedenti asilo coinvolgendoli in percorsi di auto-narrazione.

Gli esiti del progetto e alcuni appuntamenti a tema sono convogliati nella rassegna, tenutasi 23 e il 24 luglio al Parco Sant’Osvaldo, promossa congiuntamente dal Festival Contaminazioni digitali e da Teatro Sosta Urbana, in collaborazione con Associazione Tinaos.

Appuntamento inaugurale della rassegna: un incontro pubblico dedicato a teatro e migranti; un confronto attorno al tavolo tra registi, drammaturghi, cooperanti  sul ruolo che i linguaggi e le pratiche teatrali possono avere nelle dinamiche di integrazione e sostegno alle persone migranti e richiedenti asilo.

L’attore e regista messinese Angelo Campolo, dopo aver partecipato alla tavola rotonda, ha portato in scena “Stay Hungry. Indagine di un affamato”, uno spettacolo che racconta  il suo percorso di ricerca teatrale nei centri di accoglienza in riva allo stretto. Il monito di Steve Jobs, “Stay Hungry”, risuona in chiave beffarda nel caleidoscopio di storie umane, da Nord a Sud, che attraversano i ricordi di questa autobiografia, in cui vittime e carnefici si confondono, bene e male sono divisi da confini incerti e tutti i personaggi sono segnati ciascuno a suo modo, da una “fame” di amore e conoscenza, in un tempo di vuoti che diventano voragini. Tre anni di vita, tra il 2015 e il 2018 diventano il racconto di un’Italia che schizofrenicamente ha aperto e poi richiuso le porte dell’accoglienza lasciando per strada storie, sogni, progetti, relazioni umane avviate al grido (eccessivamente entusiastico) di integrazione. Nel racconto di Angelo, teatranti e migranti si ritrovano insieme, sempre con minor occasione di colmare la propria fame di vita e di senso in una società come la nostra, ritrovando nel gioco del teatro un’arma inaspettata per affrontare la vita.

Teatro della Sete e Quarantasettezeroquattro hanno presentato i risultati video-teatrali di due workshop in partecipazione con richiedenti asilo, rifugiati, titolari di protezione realizzati in collaborazione con il Centro Balducci di Zugliano e la Casa delle donne di Trieste. Due percorsi di auto-narrazione realizzati in parte in presenza e in parte a distanza, attraverso l’uso di piattaforme come zoom e google meet e comunque nel rispetto delle misure di sicurezza. A partire da queste presentazioni un dibattito con il pubblico in merito alle politiche di accoglienza e gestione dei migranti anche con riferimento all’emergenza covid-19.

Chiude la rassegna la pittrice Martina della Stella assieme a i Clamp protagonisti, di una performance di musica e pittura live dal titolo “Sconfinamenti”: un viaggio tra musica e storie di migrazioni. La performance prevede una disposizione circolare di 15 dipinti work-in-progress che, rivolti all’esterno del cerchio, vanno a creare delle barriere fisiche dalle quali si potranno scorgere i musicisti all’interno. Una circolarità che è flusso di storie, di vissuti che si ripetono ma anche barriera, confine fisico e/o mentale. La musica cercherà di portare il fruitore a percorrere il tragitto con l’intento di farlo guardare oltre le barriere ma starà al fruitore decidere se guardare da fuori indifferente o Sconfinare. “Un viaggio che è reale, migrazione necessaria e spesso drammatica, attuale, intima e corale in ugual misura. Un viaggio contemporaneo in cui l’individuale non può essere scisso dal collettivo, in un rimando costante e continuo tra l’essere uno e l’essere umano, ovvero in continua relazione con l’intorno.”

 

  • organizzato da

     

     

     

     

     Associazione Quarantasettezeroquattro

     

    Teatro della Sete

     

     

  • in collaborazione con

    Associazione Tinaos

    Festival estivo del Litorale

  • con il contributo di

    Regione autonoma FVG

    Comune di Udine 

    8 per mille della Chiesa Valdese