La donna nel Medioevo, secondo la visione cristiana, è la personificazione di peccato. Ma cosa commetteva di così mostruoso? Ed era vista così proprio da tutti?

Per rispondere alle domande precedentemente poste ho deciso di effettuare una ricerca più approfondita di tre rami del tema dei peccati commessi dalle donne medievali: la contraccezione, ciò che un prete dell’epoca pensava avrebbe potuto perpetrare una ragazza, le interpretazioni di alcuni sacerdoti di allora riguardo alla figura di Eva nella Genesi.
Una delle accuse più diffuse era la stregoneria. Con questo termine, allora gli uomini intendevano l’invenzione di infusi e miscugli, spesso a base di erbe, che avevano scopi discordanti dalle le regole dettate da Dio. Per esempio, migliorare la pelle, truccarsi,…tra questi rientrano metodi di contraccezione a dir poco fantasiosi.
Ho effettuato la lettura del Decretum scritto da Burcardo di Worms nel 1012, un compendio di diritto canonico. Una parte di questo libro è dedicata ai peccati delle donne, che si riferiscono soprattutto all’ambito sessuale. Sono scritti sotto forma di domande, per cui le ho selezionate e traslate in un dialogo, che un ipotetico prete poteva avere con una donna, la quale si confessava. Durante la confessione c’è un clima più simile a quello che si ha all’interno di una caserma, rispetto a quello di una chiesa.
La fonte della considerazione negativa della donna è la sua nascita e il peccato che ha compiuto, narrati nel primo libro della Bibbia, la Genesi. Eva è nata dalla costola di Adamo, con lo scopo di affiancarlo come aiutante simile. La prima a disobbedire alle regole è stata Eva, che, tentata da un serpente, ha raccolto e addentato la mela. I due avvenimenti appena citati sono stati l’oggetto di innumerevoli interpretazioni; ho scelto di svilupparne alcune dei sacerdoti più dotti del XXII secolo, partendo da Sant’Agostino.

Eva nella Genesi

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Confessione o interrogatorio?

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Contraccezione

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