Narrare l’indicibile
Il racconto della Shoah tra vittime e carnefici
COMPRENDERE LA COMPLESSITÀ
Il progetto parte dalla convinzione che, anche e soprattutto su un tema delicato come la Shoah, sia fondamentale lavorare sulla complessità, sulla pluralità degli sguardi, sull’esistenza di percezioni, punti di vista e motivazioni diverse.
Oltre ai racconti delle vittime, andremo ad esplorare anche quelli dei carnefici. Conoscere e comprendere (pur senza condividere) il punto di vista dei responsabili, il loro racconto delle vicende, le motivazioni e le giustificazioni, i convincimenti ideologici appare necessario per cercare delle risposte ai comportamenti individuali e collettivi che resero possibile lo sterminio.
Il progetto pone al centro dell’attenzione il legame tra letteratura e storia. L’intento è quello di focalizzarsi sulle percezioni individuali, sulla sfera interiore, sulle riflessioni sviluppate dai protagonisti.
LE VITTIME E I CARNEFICI
La riflessione prenderà avvio dalla lettura e analisi delle opere di testimoni, sopravvissuti, che sono diventati scrittori e in alcuni casi poeti, sviluppando una riflessione profonda sulla possibilità del narrare la Shoah e sulle modalità per farlo. Dall’altro lato, si prenderanno in considerazione le memorie dei responsabili e le opere di scrittori che hanno provato a “mettersi nei panni” dei carnefici, dei persecutori, cercando di raccontare la loro “visione del mondo”, proponendo narrazioni in prima persona.
Scrive Rudolph Höss, comandante di Auschwitz:
“Sono alla fine della mia vita. Ho riportato in questo scritto tutti i fatti essenziali che mi sono accaduti in questa vita, ciò che più mi ha impressionato, ciò che più ho amato. Ho scritto fedelmente secondo verità e realtà, così come vidi e vissi gli avvenimenti. Ho tralasciato, talvolta anche dimenticato, molte cose secondarie, di molte altre non mi ricordo più con sufficiente precisione. […] Spesso, probabilmente, non mi sono espresso in modo abbastanza comprensibile. Mi mancavano anche la calma e l’equilibrio interiori, necessari per potersi concentrare in un lavoro simile. Ho scritto così come mi veniva – spesso in modo confuso – ma senza artifici. Ho descritto me stesso così com’ero, come sono”.
“Verità e realtà”. Il comandante del principale campo di concentramento e centro di sterminio in Europa racconta la sua verità, la sua realtà. Così come era e come è. Non basta derubricare gli scritti dei nazisti come falsificazioni, bugie finalizzate a giustificarsi o salvarsi durante i processi. Il racconto dei carnefici ci dice molto di più: ci mostra quanto pervasiva sia stata la propaganda, la diffusione di modelli economici, politici e sociali che si basano su assunti ideologici e morali per noi inaccettabili ma a quel tempo trovano ampio consenso, si radicano nella mentalità dei singoli e dei gruppi, diventano categorie attraverso cui analizzare il mondo e direzionare i propri comportamenti.