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PERCORSI DI CONFINE Laboratori di storia a cielo aperto lungo il confine (Trieste, Gorizia, Nova Gorica, Redipuglia, Caporetto…)

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Percorsi di confine per sitoARGOMENTI

Storia di confine (Prima e Seconda guerra mondiale, fascismo, Guerra fredda) / ebraismo / minoranze linguistiche / identità /memorie /interculturalità.

DESTINATARI

Secondaria 1° / 3

Secondaria 2° / Tutte

DESCRIZIONE

Il progetto prevede un percorso di visita a diverse località di confine durante il quale si svolgono attività laboratoriali e di riflessione sulle complesse vicende che caratterizzarono la prima metà del Novecento nella Venezia Giulia, dalla Prima guerra mondiale al secondo dopoguerra con un approccio interattivo basato sulla commistione tra fonti tradizionali e multimediali. Un concorso fotografico tra gli studenti rappresenta un’ulteriore modalità per coinvolgere attivamente i ragazzi e stimolare uno sguardo attento e critico sui luoghi di visita.

OBIETTIVI

– Avvicinare gli studenti alle complesse vicende che caratterizzarono il confine orientale tra il Primo e il Secondo conflitto mondiale attraverso una modalità partecipata ed interattiva;

– scoprire le diverse comunità – religiose ed etniche – che sono insediate nella Venezia Giulia e individuarne i segni;

– indagare la pluralità di memorie legate ai luoghi attraverso l’utilizzo di fonti di varia natura (archivistiche, memorialistiche, letterarie…) e, quindi, assumere punti di vista differenti sulle vicende;

– ragionare sul valore dell’identità (nazionale, politica, culturale …) in relazione ai mutamenti geopolitici che coinvolsero la Venezia Giulia nella prima metà del Novecento;

– individuare e analizzare le tracce delle memorie pubbliche attraverso uno sguardo consapevole sui singoli siti;

– coinvolgere attivamente gli studenti nella visita attraverso i laboratori e un concorso fotografico sulle diverse identità della Venezia Giulia.

MODALITÀ E DURATA DEL PERCORSO

I laboratori di storia a cielo aperto possono durare un’intera giornata e svolgersi a Trieste o a Gorizia/Nova Gorica (visita al Museo diffuso dell’area di confine) oppure articolarsi in più giornate: il percorso può dunque essere calibrato a seconda delle esigenze, comprendendo tappe note e meno note ma comunque significative per la storia dell’area di confine (Caporetto, Redipuglia, Sinagoga di Trieste, Risiera di San Sabba, Centro profughi di Padriciano, Foiba di Basovizza, Monumento ai fucilati di Opicina…). È possibile prevedere un percorso specifico sulla presenza ebraica nella regione. I laboratori e le visite previste sono accompagnate, durante l’intera durata del percorso, da un concorso fotografico pensato appositamente per stimolare uno sguardo più profondo e curioso sulle singole tappe dell’itinerario concordato. I ragazzi, divisi in squadre, devono cercare i segni della memoria pubblica e privata, monumentale e quotidiana, che le diverse comunità che abitarono (e abitano) la Venezia Giulia hanno lasciato sul territorio.

MATERIALI

Tutti i materiali sono messi a disposizione dagli organizzatori. Per partecipare al concorso fotografico è sufficiente qualunque dispositivo (macchina fotografica, smartphone, cellulare, tablet …).

GIÀ REALIZZATO CON…

Scuole secondarie di primo grado di: Bedizzole (BS) / Piacenza / Gemona (UD) Scuole secondarie di secondo grado di: Milano / Roma / Brescia / Villa D’Adda (BG) / Vicenza / Trento

IL CONFINE DELLE MEMORIE

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Il confine delle memorie - Alessandro Cattunar

IL CONFINE DELLE MEMORIE

Storie di vita e narrazioni pubbliche tra Italia e Jugoslavia (1922-1955)

di Alessandro Cattunar

editore: Le Monnier-Mondadori education, 2014.

Collana: Quaderni di storia

400 pagine

29.00 euro

www.mondadorieducation.it/libro/alessandro-cattunar/il-confine-della-memoria-opera/120900040493

 

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E’ appena stato pubblicato da Le Monnier – Mondadori education il volume “Il confine delle memorie” che racconta e analizza la storia dell’area di confine tra Italia e Jugoslavia nella prima metà del Novecento a partire dai racconti di vita dei testimoni e dalle cronache dei quotidiani.

Le testimonianze orali che si intrecciano nella narrazione proposta dall’autore sono frutto di un lungo lavoro, iniziato nel 2007, promosso dall’Associazione Quarantasettezeroquattro e che ha portato alla realizzazione dell’Archivio multimediale delle memorie di confine. Il sito raccoglie e rende fruibili fonti orali e fotografiche capaci di far riemergere le esperienze individuali e collettive e di mettere in luce i diversi punti di vista che persone e comunità hanno sulle medesime vicende.

E’ possibile acquistare il libro su:

FeltrinelliinMondadori / ibs / unilibro /

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Indice


Presentazione. Il confine e le sue memorie plurime, di Marta Verginella; Premessa; Ringraziamenti; 1. Storia e memoria, confini e identità; 2. Un’idilliaca convivenza?; 3. Armistizio o capitolazione?; 4. «Strana gente…»; 5. Chi sono i liberatori?; 6. Il Governo militare alleato; 7. La guerra della stampa; 8. Verso il nuovo confine; 9. Tra due mondi; 10. Conclusioni; Elenco dei testimoni; Note; Bibliografia; Indice dei nomi.

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Presentazione

Chi liberò Gorizia e Trieste dal nazi-fascismo? E quando? I partigiani di Tito furono dei liberatori o un nuovo esercito di occupazione? Quali furono le conseguenze della definizione della nuova linea di confine?

Si tratta di domande a cui la storiografia (italiana e slovena) sembra aver dato risposte ormai definitive. Ma se prestiamo orecchio alle numerose narrazioni che i protagonisti stessi fanno di quegli eventi sentiremo una pluralità di narrazioni differenti, irriducibili ad un’unica versione dei fatti. È una questione di punti di vista. Gran parte dei complessi avvenimenti che caratterizzarono l’area di confine tra Italia e Jugoslavia (poi Slovenia) nel periodo compreso tra l’ascesa del fascismo e la nascita della frontiera venne interpretato in modo differente dalle diverse comunità presenti sul territorio. Italiani e sloveni, comunisti e anticomunisti, abitanti delle città o delle campagne raccontano una propria “verità”, in cui gli eventi storici si mescolano con le dinamiche emotive, i processi identitari, le esigenze familiari e quelle lavorative. La Storia e le memorie, lungo il confine, s’intrecciano in modo complesso, quasi mai lineare.

Ecco perché studiare un’area di confine, una borderland, vuol dire affrontare un complesso nodo di problematiche. Questioni politiche, geografiche, storiche ma anche mentali, simboliche e identitarie. La frontiera, infatti, è un’area fluida, mobile, in continua ridefinizione che non circoscrive delle identità ma le mette in contatto.

Nel volume l’attenzione si concentra in particolare sul territorio goriziano (composto oggi da Gorizia in Italia, Nova Gorica in Slovenia e zone limitrofe ai due centri urbani), area poco studiata che rivela alcune importanti specificità ma anche alcune dinamiche riconducibili a tutto il territorio transfrontaliero. Gorizia ha un destino tutto particolare: nel settembre del 1947 si trova letteralmente attraversata dal quel nuovo confine tra Italia e Jugoslavia che diventerà il tratto finale della “cortina di ferro” e che sarà, poi, “l’ultimo muro” a cadere in mezzo all’Europa. La presenza dei valichi nel centro urbano e la nascita della “città nuova” subito al di là della rete rende particolarmente esplicite alcune ricadute sulla vita quotidiana delle persone (famiglie divise, matrimoni non celebrati, case separate dai campi, legami amicali interrotti), sulla loro psicologia e sui rapporti tra diversi gruppi sociali, nazionali e politici.

L’analisi si sofferma su un contesto politico che appare in perenne mutamento, soprattutto nel periodo 1943-1947: nell’arco di cinque anni si susseguirono altrettante amministrazioni (fascista, nazista, jugoslava, anglo-americana, italiana), accentuando da un lato la fluidità nella definizione identitaria dei singoli ma radicalizzando, dall’altro, le contrapposizioni tra diverse comunità.

Un ulteriore fattore di complessità riguarda l’oggetto stesso dell’indagine, che non si limita alla ricostruzione dei fatti ma cerca di far emergere quelle dimensioni immateriali che hanno a che fare con la definizione del sé e dell’“altro”, con la percezione degli avvenimenti e con i modi di raccontare (e alle volte reinventare) gli eventi del passato. Dimensioni quasi “astratte” che però comportano profonde ripercussioni nella vita concreta degli individui e dei gruppi.

Lo studio si fonda principalmente su due tipologie di fonti: i racconti di vita di testimoni italiani e sloveni che vissero nel goriziano durante il periodo considerato (è stato raccolto un corpus di più di cinquanta interviste biografiche), e le narrazioni pubbliche diffuse dai giornali dell’epoca.

Si tratta di memorie cariche di emozioni e sentimenti, paure e desideri, spesso contrapposti, che ci permettono di comprendere le ripercussioni che i grandi eventi traumatici, ma anche le più ristrette dimensioni della quotidianità e della socialità, continuano ad avere sulle persone e sulle comunità che vivono lungo la frontiera.

Molti racconti di vita prendono avvio dalla descrizione di un’iniziale atmosfera di convivenza e comprensione reciproca tra i diversi gruppi linguistici e sociali, una koinè sovranazionale che rappresenta – nelle memorie individuali – la vera ricchezza dell’area di confine. “Ma perché segna così tanto questo stare in bilico tra due terre, due popoli?”, si chiede uno dei testimoni. “Nascere sulla frontiera è un privilegio. […] Uno si ritrova subito più ricco: con più culture a disposizione, più linguaggi, più identità. Un patrimonio che dovrebbe assicurare grande disponibilità, apertura al dialogo, tolleranza. Ogni tanto però la storia impone a queste persone tanto ricche d’identità di doverne scegliere una sola”.

È con l’affermazione del “fascismo di confine” e con il tentativo snazionalizzazione della popolazione slovena che questo meccanismo d’imposizione identitaria si rende manifesto. In questo senso l’occupazione nazista, la lotta di liberazione, le violente persecuzioni che caratterizzarono il periodo di amministrazione jugoslava (foibe), la necessità – dopo il 1947 – di scegliere da che parte del confine andare a vivere, rappresentano altri importanti momenti di svolta. Si è cercato di mettere in luce soprattutto le modalità di ricezione individuale di tali snodi storici, l’interpretazione dei singoli eventi e la loro trasmissione attraverso la memoria. Per comprendere in profondità le ragioni che spinsero gli individui all’azione è necessario provare a indagare anche i loro sentimenti: la paura e le speranze, i traumi del passato e le aspettative verso un futuro estremamente incerto.

Allo stesso tempo, l’analisi dei quotidiani dell’epoca fa emergere come i discorsi pubblici dell’immediato dopoguerra, e le valenze politiche e ideologiche di cui furono caricati, siano diventati elementi fondanti nella strutturazione e nella narrazione dei ricordi. Sui giornali, infatti, si assistette ad una vera e propria “guerra discorsiva”, che si articolò attorno ad alcune specifiche parole, rivendicate da entrambi gli schieramenti nazionali, ma che assumevano significati e valenze spesso molto distanti tra di loro. I concetti di libertà, democrazia, popolo, pace, fascismo/antifascismo che occupavano gran parte delle poche pagine a disposizione, sembrano ricollegarsi a valori e concezioni di matrice opposta a seconda della testata che li proponeva.

I racconti dei testimoni e le narrazioni pubbliche obbligano a porsi la “questione del punto di vista” facendoci riflettere sulle diverse esperienze di vita. Tutti gli eventi, anche quelli più traumatici, non rappresentano sempre e per forza una ferita aperta e una fonte di contrasti. Ascoltare, leggere, “le vite degli altri” consente di capire i modi estremamente differenziati in cui gli eventi si sedimentano nei ricordi e nelle narrazioni, presupposto per costruire un confronto e un dialogo che, a partire dal passato, ci permetta di comprendere le nuove prospettive che si spalancano di fronte all’area di confine nel contesto dell’Europa Unita.

 

LA MEMORIA SIAMO NOI / MEMOBUS 2015 – Viaggiare per comprendere, malgrado tutto

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Memobus 2014 - La testimonianzaARGOMENTI

Giornata della memoria / Shoah / fascismo e totalitarismi / altre persecuzioni (rom e sinti, omosessuali, disabili, oppositori …) / zona grigia / memoria.

DESTINATARI

Secondaria 1° / 3

Secondaria 2° / 3 – 4 – 5

DESCRIZIONE

“La memoria siamo noi” si configura come un percorso didattico “lungo”, che non si limiti alle commemorazioni legate alla Giornata della memoria, ma muova dalla consapevolezza della tragicità per giungere alla comprensione degli avvenimenti. Il progetto si propone, quindi, di introdurre gli studenti alle vicende storiche della Shoah – e più in generale del periodo dei totalitarismi – attraverso un confronto diretto con i fatti, i luoghi, i testimoni e le loro memorie individuali: superando lo stadio emotivo – esperienza imprescindibile per potersi accostare a tali questioni – vogliamo accompagnare gli studenti nel graduale percorso di comprensione delle dinamiche politiche, economiche e socio-culturali che resero possibile l’avvento dei fascismi in Europa. Al centro della riflessione si pone il tema della trasmissione e rielaborazione delle memorie delle vittime, dei carnefici, dei burocrati, delle “persone comuni” che si trovarono coinvolte nei grandi meccanismi della storia. Senza trascurare l’impatto di quegli eventi e di quei ricordi sulle seconde e terze generazioni.

OBIETTIVI ­

– Fornire un contesto di conoscenze in cui collocare le celebrazioni della Giornata della memoria; ­

– fornire gli elementi di base della storia della Shoah e dei totalitarismi con particolare riferimento all’area di confine e alle sue problematiche specifiche; ­

– creare un confronto tra gli studenti e i testimoni diretti dei fatti; ­

– stimolare la curiosità verso linguaggi e “strumenti di conoscenza” alternativi ai libri di testo: film, fumetti, romanzi, albi illustrati; ­

– educare a un atteggiamento critico e consapevole che permetta di superare ogni visione unilaterale dei problemi; ­

– incoraggiare i ragazzi a mettersi in gioco in prima persona e, attraverso attività di gruppo, promuovere il dibattito e il confronto; ­

– riflettere sulle “zone grigie” del passato e del presente.

MODALITÀ E DURATA DEL PROGETTO

Il progetto prevede due moduli: ogni scuola può scegliere di aderire al percorso che preferisce – percorso di formazione: da 4 a 7 incontri (di due ore ciascuno) da 2 a 3 incontri laboratori ali con storici ed esperti prima della Giornata della memoria; 1 evento in occasione della Giornata della Memoria; 1 incontro-dialogo con un testimone dell’ANED o dell’ANPI; 1 giornata di visita ai luoghi della memoria ebraica regionale (Trieste, Gorizia e Nova Gorica); 1 incontro finale di restituzione. I moduli si possono combinare a seconda delle specifiche esigenze. – Memobus: 3 incontri con storici ed esperti prima della Giornata della memoria (2 ore ciascuno); 1 evento in occasione della Giornata della Memoria; 1 incontro con un testimone dell’ANED o dell’ANPI; viaggio a Cracovia-Auschwitz-Birkenau (4 giorni, compreso il viaggio a/r), 1 incontro di restituzione dopo il viaggio. È possibile integrare il percorso di formazione con un laboratorio teatrale sulle tematiche della Shoah e dei totalitarismi.

MATERIALI E ATTREZZATURE RICHIESTE

Tutti i materiali sono messi a disposizione dall’organizzazione. Si richiede la disponibilità di un video-proiettore e di un sistema audio.

GIÀ REALIZZATO CON…

Scuole secondarie di primo grado di: Fontanafredda (PN) / Caneva (PN)

Scuole secondarie di secondo grado di: Gorizia / Staranzano (GO) (In collaborazione con la Provincia di Gorizia.

 

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TOPOGRAFIE DELLA MEMORIA Museo diffuso dell’area di confine (Gorizia-Nova Gorica)

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Visita guidata Topografie della memoria - Piazza Vittoria Gorizia 3ARGOMENTI

Storia di confine (Prima e Seconda guerra mondiale; Fascismo; Guerra fredda) / identità / memorie / interculturalità / minoranze linguistico-nazionali.

DESTINATARI

Secondaria 1° / 3

Secondaria 2° / Tutte

DESCRIZIONE

Cosa vuol dire vivere lungo il confine? Che ruolo gioca l’identità (linguistica, nazionale, politica…) nel momento in cui si deve scegliere “da che parte stare”? Che conseguenze ha una scelta così importante? Quale è il rapporto tra Storia e memoria (individuale, collettiva, pubblica)? Il percorso di visita lungo le tappe di questo particolare museo a cielo aperto – che attraversa alcuni dei luoghi più significativi per la storia di Gorizia e Nova Gorica – intende rispondere a queste domande attraverso un approccio laboratoriale basato sull’interazione tra multimedialità e fonti tradizionali.

OBIETTIVI

– Avvicinare gli studenti alle complesse vicende che caratterizzarono il confine orientale tra il Primo e il Secondo conflitto mondiale attraverso una modalità partecipata ed interattiva;

– coinvolgere attivamente gli studenti nella visita attraverso l’uso di strumenti multimediali;

– scoprire la pluralità di memorie legate ad ogni luogo attraverso l’utilizzo di fonti di varia natura (archivistiche, memorialistiche, letterarie…) e, quindi, assumere punti di vista differenti sulle vicende;

– ragionare sul valore dell’identità (nazionale, politica, culturale …) in relazione ai mutamenti geopolitici che coinvolsero la Venezia Giulia nella prima metà del Novecento;

– individuare le tracce delle memorie pubbliche attraverso uno sguardo consapevole sulla città.

DURATA E MODALITÀ DELLA VISITA AL MUSEO DIFFUSO DELL’AREA DI CONFINE

Il percorso di visita a Topografie della memoria – primo esempio, in Italia, di museo transfrontaliero a cielo aperto – ha una durata variabile a seconda delle necessità: si va da un minimo di tre ore ad un massimo di otto ore (con pausa pranzo ed eventuale visita a siti non compresi nel percorso: Museo della Grande guerra, cimitero ebraico di Rožna Dolina, sinagoga …) Per ogni tappa sono proposte attività laboratoriali e interattive che mirano a ricostruire la storia del goriziano attraverso foto e documenti d’archivio, pagine dei quotidiani, brani di interviste e letture. I ragazzi che possiedono uno smartphone o un tablet possono accedere direttamente ai contenuti multimediali scaricabili dai totem posizionati in ogni tappa del percorso.

MATERIALI

Tutti i materiali per i laboratori sono messi a disposizione dagli organizzatori.

GIÀ REALIZZATO CON…

Scuole secondarie di primo grado di: Buja (UD) / Bedizzole (BS) / Piacenza

Scuole secondarie di secondo grado di: Roma / Brescia / Villa D’Adda (BG)

MEMOBUS 2014 – Viaggiare per comprendere, malgrado tutto

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Memobus 2014 - Viaggiare per comprendere, malgrado tutto

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Un viaggio di formazione ai campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

Un’esperienza educativa per comprendere la storia e tramandare la memoria.

Un progetto educativo rivolto agli studenti delle scuole superiori del Friuli Venezia Giulia, un viaggio – al contempo fisico e ideale – all’interno delle memorie tragiche della Shoah e dei totalitarismi.

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IL PROGETTO

“Memobus” si fonda sulla convinzione che per mantenere e tramandare la memoria della Shoah sia necessario un lungo percorso che attraverso l’analisi, la riflessione, e l’immedesimazione, porti alla comprensione. La memoria, dunque, è comprensione e impegno.

Per questo motivo il progetto Memobus propone una visita a Cracovia e ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau come momento centrale di un’esperienza formativa più ampia e articolata che intende focalizzarsi sugli eventi, sui luoghi e sulle persone. Un’esperienza che si compone di lezioni interattive, incontri con i testimoni e laboratori per concludersi con un confronto diretto con i luoghi della memoria: i campi, ma anche il ghetto di Cracovia, il quartiere ebraico e il museo Schindler.

PENSIERO E IMMAGINAZIONE

Visita AuschwitzImmaginare vuol dire fare uno sforzo di pensiero, di ragionamento. Significa provare a fare propria un’esperienza, inserendosi al suo interno, rapportandosi direttamente ad essa. Vuol dire, in un certo senso, abbattere le barriere che fanno percepire un determinato evento storico come definitivamente passato ed estraneo.

Questa è la sfida che intendiamo affrontare con il progetto “Memobus”.

La visita ai più grandi e importanti campi di sterminio concepiti dal regime nazista rappresenta un’esperienza di forte impatto emotivo e formativo.

Consente infatti agli studenti di confrontarsi direttamente con gli spazi che furono al centro di eventi che ormai possono apparire lontani e incomprensibili, se non addirittura inimmaginabili.

Più volte si è ripetuto che Auschwitz è impensabile, che la Shoah non è rappresentabile. Che l’esperienza del campo di sterminio è un limite invalicabile per l’immaginazione e per la narrazione. Tali constatazioni hanno contribuito a creare, attorno al problema dei campi di concentramento e  di sterminio – non solo degli ebrei, ma anche degli oppositori politici, di Rom e Sinti e di tutti coloro ritenuti inferiori o pericolosi dal regime di Hitler – una sorta di aura, relegandolo quasi in una dimensione di sacralità, in un universo a cui bisognava accostarsi con prudenza e riverenza.

Tale aura ha spesso rappresentato un ostacolo per coloro che intendevano, con i mezzi più diversi, avvicinarsi alla Shoah con l’intenzione di “raccontarla”, di tramandarla, di farla comprendere alle nuove generazioni.

Ma confinare la questione all’interno dell’“impensabile” vuol dire, in un certo senso, sbarazzarsi del problema, firmare una vera e propria dichiarazione d’impotenza. Per non lasciarsi sopraffare da questo sentimento, Hannah Arendt ha insistito sul fatto che «là dove il pensiero fallisce, proprio là il pensiero deve insistere e persistere, tentando magari vie diverse».

Non bisogna quindi parlare di inimmaginabile, ma bisogna anzi essere disposti a riconoscere che per sapere, per comprendere e per comunicare è innanzitutto necessario immaginare. «Dobbiamo provare a immaginare l’inferno di Auschwitz». Bisogna aprirsi all’«immaginazione,malgrado tutto»(G. Didi-Huberman).

I LUOGHI E I TESTIMONI

Memobus 2014 3Aprirsi alle possibilità dell’immaginazione nel momento in cui si vuole “spiegare”, “raccontare” alle nuove generazioni cos’è stata la Shoah è ancora più importante oggi, mentre ci si sta dirigendo verso la fine dell’“era del testimone”.

Attraverso la collaborazione con ANED e ANPI i partecipanti al progetto avranno la possibilità di dialogare e confrontarsi con alcuni ex deportati e, attraverso i loro racconti, acquisire delle chiavi di lettura fondamentali per comprendere ciò che andranno a vedere. Al contempo, però, gli studenti avranno modo di riflettere sul fatto che, essendo l’ultima generazione a poter ascoltare le testimonianze dirette di chi visse quegli avvenimenti, sarà necessario “immaginare” e promuovere nuove modalità per mantenere e tramandare la memoria.

E questa sarà una loro responsabilità.

 

ATTIVITA’ FORMATIVE

frame 1 copiaIl progetto Memobus prevede tre incontri di preparazione prima del viaggio e uno successivo al rientro con storici, docenti universitari, esperti e testimoni diretti dei fatti. Questi appuntamenti consentiranno di riflettere e dialogare sulla storia della prima metà del Novecento a livello europeo e italiano, ma anche di focalizzarsi sul contesto locale del Friuli Venezia Giulia, sulle complesse dinamiche che caratterizzarono un’area di confine abitata da diverse comunità nazionali, linguistiche, religiose e culturali. Inoltre, ci si confronterà con le dinamiche e le difficoltà che riguardano la trasmissione della memoria a livello pubblico e privato.

Storici ed educatori accompagneranno i ragazzi durante il viaggio e, sfruttando anche i momenti di convivialità, stimoleranno continuamente l’interazione e la discussione a vari livelli proponendo momenti di riflessione e rielaborazione individuali e di gruppo.

Tutte le attività saranno svolte con il supporto di materiali appositamente predisposti che forniranno ai partecipanti strumenti critici e scevri da pregiudizi, per affrontare e comprendere l’intreccio di fatti e memorie, riconoscendone la complessità.

 

PROGRAMMA

Memobus 2014 5Modalità Viaggio

In Pullman da 51 posti.

Alloggio in ostelli e bed and breakfast con camerate, camere singole, doppie e triple.

La quota di partecipazione verrà definita sulla base del numero di partecipanti. Eventuali contributi da parte degli enti locali potranno abbattere la quota di partecipazione degli studenti.

Primo giorno

16.00: Partenza

17.30: Ritrovo a Trieste

18.00: Visita alla Risiera di San Sabba e cerimonia con le autorità

20.30: Partenza dei pullman da Trieste

21.30: Attività di preparazione

 

Secondo giorno

10.30: Arrivo a Cracovia

10.00 – 18.30: Sistemazione in ostello e visita libera alla città.

18.30 – 20-30: Testimonianza – dialogo con i testimoni

 

Terzo giorno

8.30 – 9.30: Spostamento al campo di Auschwitz 1.

9.30 – 13.00: Visita guidata al campo di Auschwitz 1.

13.00 – 13.30: Pranzo a sacco offerto dagli organizzatori.

14.00 – 17.00: Visita al campo di Auschwitz 2 Birkenau.

18.30: Rientro a Cracovia

20.00: Cena

 

Quarto giorno

10.00 – 13.00: Visita al quartiere ebraico e al ghetto

13.00 – 14.30: Pranzo

15.00 – 17.30: Visita al museo Schindler

20.30: Partenza da Cracovia

 

Quinto giorno

10.00: Arrivo a Trieste

Durante il viaggio: Attività di confronto e dialogo

 

INFORMAZIONI E ISCRIZIONI

Associazione Quarantasettezeroquattro

segreteria@quarantasettezeroquattro.it

Alessandro Cattunar

tel 3381411435

PERCORSI DI CONFINE (per le scuole) – 2014/2015

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Visite storiche ai luoghi della memoria
a.s. 2014-2015

Trieste / Gorizia / Nova Gorica
Redipuglia / Caporetto


 

IL PROGETTO

Non semplici gite, ma percorsi alla scoperta dei luoghi della memoria e delle memorie dei luoghi dell’area di confine.

“Percorsi di confine” è un progetto culturale rivolto alle scuole medie e superiori che prevede la visita ai luoghi più significativi in cui si reca testimonianza delle complesse vicende che hanno caratterizzato la storia del Novecento nell’area di confine tra Italia e Slovenia.

Il progetto non propone una “gita” e nemmeno una semplice visita guidata ma si configura come un percorso educativo più ampio che verte sui temi della storia, della memoria e dell’identità e della loro trasmissione all’interno degli spazi urbani, delle comunità e delle famiglie.
“Percorsi di confine” si basa sull’interazione tra visite ai luoghi, attività di contestualizzazione storica, riflessione attiva e coinvolgimento degli studenti in laboratori a cielo aperto.
Saranno coinvolti storici esperti, educatori, testimoni diretti dei fatti, e rappresentanti delle comunità religiose.
L’intento principale è quello di far emergere la pluralità dei punti di vista, delle percezioni individuali e collettive degli eventi storici e le modalità di rielaborazione pubblica della memoria.

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I TEMI

Si parlerà così dell’Impero Austro-Ungarico e della sua dissoluzione; dell’affermarsi del fascismo di confine e dei segni che lasciò nelle città e nelle persone; di persecuzione del dissenso e di Resistenza; di Ebrei e Shoah; della guerra e della costituzione del nuovo confine tra Italia e Slovenia.

Le visite e le attività formative proposte dal progetto “Percorsi di confine” intendono soffermarsi sulle conseguenze provocate dal rapido susseguirsi di tre regimi totalitari nell’area di confine tra Italia e Slovenia: eventi che hanno segnato profondamente le memorie dei diversi gruppi che abitavano nell’area. Proprio per questo i ricordi dei testimoni rappresentano il punto di partenza degli itinerari proposti: attraverso le voci di coloro che hanno vissuto direttamente i fatti si cercherà di ricostruire le mappe fisiche e mentali del territorio, le emozioni vissute dalle persone, quell’insieme di speranze, paure, idali che sono il vero motore della Storia.

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I LUOGHI E GLI ITINERARI

Il progetto “Percorsi di confine” può attuarsi in itinerari coerenti di diversa durata (da 1 a 4 giorni) che potranno essere concordati con gli insegnanti sulla base delle esigenze didattiche.

Alcune delle tappe suggerite:
TRIESTE: Piazza Unità e il molo Audace; piazza Oberdan e l’ex Narodni Dom; il vecchio ghetto ebraico; la Sinagoga; la Risiera di San Sabba.
BASOVIZZA: la foiba e il monumento agli antifascisti fucilati.
PADRICIANO: l’ex campo profughi dall’Istria e dalla Dalmazia.
GORIZIA: i luoghi dell’identità italiana e slovena; piazza Transalpina e la linea di confine; il Museo della Grande Guerra e il Museo diffuso della memoria.
NOVA GORICA: la Castagnevizza e il cimitero ebraico.
CAPORETTO: il museo della Grande Guerra e le trincee.
REDIPUGLIA: il sacrario

ALCUNI ESEMPI

A Trieste un itinerario nella storia della comunità ebraica.
A Gorizia alla scoperta degli eventi che portarono alla costruzione dell’ultimo tratto della Cortina di ferro

A GORIZIA e NOVA GORICA

si trova “Topografie della memoria”, il primo esempio, in Italia, di museo transfrontaliero a cielo aperto.
Un percorso interattivo e multimediale attraverso i complessi e spesso tragici eventi che caratterizzarono la Venezia Giulia dall’ascesa del fascismo fino alla creazione della frontiera.
I visitatori possono percorrere un itinerario composto da 10 tappe (6 a Gorizia e 4 a Nova Gorica) in cui sono stati collocati dei totem interattivi in ferro battuto. Attraverso i totem è possibile vedere video e immagini, ascoltare i racconti dei testimoni e consultare le linee del tempo interattive.

A TRIESTE

La storia degli ebrei in Italia è una storia lunga e complessa, segnata da momenti di tolleranza e inclusione a cui seguirono periodi di esclusione e persecuzione.
Le vie e i palazzi di Trieste recano il segno di entrambe queste fasi, che si alternarono più volte e videro alcuni snodi essenziali nella concessione delle patenti di tolleranza da parte dell’Impero, nell’istituzione del Ghetto, nell’edificazione di una della più grandi Sinagoghe d’Europa e nella sua devastazione da parte dei nazisti.
Punto conclusivo di un percorso urbano e ideale è la Risiera di San Sabba, campo di polizia e smistamento che ospitò, unico in Italia, un forno crematorio.

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Per info e prenotazioni

dott. Alessandro Cattunar

Cell: 338.1411435

segreteria@quarantasettezeroquattro.it